6 gennaio 2011

17 ottobre 

 


 
"Sappiatelo, sovrani e vassalli, eminenze e mendicanti,
nessuno avrà diritto al superfluo, 
finché uno solo mancherà del necessario."

Salvador Diaz Miròn


Che cosa significa povertà?


La povertà è fame. La povertà è vivere senza un tetto. La povertà è essere ammalati e non riuscire a farsi visitare da un medico.
La povertà è non potere andare a scuola e non sapere leggere. La povertà è non avere un lavoro, è timore del futuro, è vivere giorno per giorno.
La povertà è perdere un figlio per una malattia causata dall'inquinamento dell'acqua.
La povertà è non avere potere e non essere rappresentati adeguatamente; la povertà è macanza di libertà.

La povertà assume volti diversi, volti che cambiano nei luoghi e nel tempo, ed è stata descritta in molti modi (vedi la Letteratura della povertà, in inglese).
La povertà è una situazione da cui la gente vuole evadere.
La povertà, quindi, richiede azioni sia da parte dei poveri che dei benestanti, e richiede di cambiare il mondo per fare sì che molte più persone possano avere un buon livello di nutrizione, un alloggio adeguato, accesso all'educazione e alla salute, protezione dalla violenza, e voce in ciò che succede nella loro comunità.

Le dimensioni della povertà

Per capire come si può ridurre la povertà, per capire ciò che contribuisce o meno ad alleviarla e per capire come cambia nel tempo, bisogna definire, misurare, studiare ed anche vivere la povertà.
Dato che la povertà ha tante dimensioni, deve essere osservata mediante una serie di indicatori; indicatori dei livelli di reddito e di consumo, indicatori sociali ed anche indicatori della vulnerabilità e del livello di accesso alla società e alla vita politica.

Fino ad ora la maggior parte degli studi è stata condotta utilizzando misure di povertà basate sui consumi o sui redditi.  Ma alcuni studi sono stati condotti anche su altre dimensioni della povertà; esempi sono il Rapporto sullo sviluppo umano delle Nazioni Unite (UNDP) e il Rapporto sullo sviluppo mondiale 2000/01 (WDR) sui temi di povertà e sviluppo della Banca Mondiale.
 
 
 
......Non chiedermi cosa è la povertà perché l'hai incontrata nella mia casa.
 Guarda il tetto e conta il numero dei buchi.
Guarda i miei utensili e gli abiti che indosso.
Guarda dappertutto e scrivi cosa vedi.
Quello che vedi è la povertà. 
 
 Kenya, 1997
 
 
 
 
 
 
 


Ma cosa è la povertà?


....................Nel mondo, l'estrema povertà confina con l'abbondanza. Dei 6 miliardi di abitanti del pianeta, 2,8 miliardi hanno meno di 5.000 lire al giorno per sopravvivere, e 1,2 miliardi meno di 2.500 lire al giorno. Ma la povertà non è solo mancanza di soldi.
Povertà è l'umiliazione, la sensazione di essere dipendenti da altri, di essere obbligati ad accettare offese, disprezzo, e trovare indifferenza quando si cerca aiuto.
La povertà è un'inaccettabile privazione del benessere cui ha diritto un essere umano.
Ma cosa è privazione, e cosa è inaccettabile?
Gli uomini non hanno tutti la stessa visione del concetto di povertà, né valutano egualmente le sue cause.
Per noi, l'esperienza della povertà non comprende solamente basse retribuzioni e consumi ridotti al minimo, ma anche difficoltà d'accesso ad un adeguato livello di educazione, di risorse sanitarie e d'alimentazione.
Supera gli aspetti monetari per includere il pericolo e la vulnerabilità, l'impotenza rispetto all'incertezza quotidiana, l'incapacità a far udire la propria voce.
L'esperienza della povertà non è solo mancanza di benessere materiale, ma anche negazione dell'opportunità di vivere una vita tollerabile.
La vita può essere accorciata. Può essere resa difficile, dolorosa, o casuale; privata di dignità, fiducia.
La povertà limita la vita.

La visione del filosofo ed economista Amartya Sen sarebbe forse condivisa dai poveri stessi.
Sen considera l'esperienza della povertà nel suo contesto sociale, e vede la povertà in termini di impossibilità a svolgere alcune fondamentali attività dell'uomo (Sen 1984, 1993): "la povertà deve essere intesa come la privazione delle capabilities fondamentali dell'uomo" (Sen 1999).
L'idea di fondo del suo human poverty approach al concetto di povertà è che la povertà dovrebbe includere sia ciò che potremmo o non potremmo fare (capabilities), sia ciò che ci è effettivamente concesso di fare (functions).
Quest'idea ha svolto un ruolo fondamentale nell'allargamento della lotta alla povertà che, non più legata alla sola dimensione del reddito, viene ad includere il diritto ad una vita lunga, creativa, tutelata da malattie e violenze - e il diritto ad un buon tenore di vita, alla dignità, all'autostima e al rispetto altrui.
Se il benessere permette di contrastare un futuro di incertezza e di vulnerabilità, l'incapacità a decidere la propria vita diviene un aspetto del concetto di povertà.

È per questo che anche la vulnerabilità, l'incapacità a far udire la propria voce e l'impotenza politica sono dimensioni della povertà.
Perciò anche l'arbitrio, la sottomissione e l'insicurezza sono divenute dimensioni della povertà, al pari di un reddito insufficiente.
È necessario un più ampio approccio al concetto di povertà, non più limitato alla constatazione di bassi redditi, che è il criterio comune col quale si misurava la povertà................
 
 
Se la povertà è la madre dei delitti, lo scarso ingegno ne è il padre.   Jean de La Bruyère

 

1. Circa 24.000 persone muoiono ogni giorno per fame o cause ad essa correlate. I dati sono migliorati rispetto alle 35.000 persone di dieci anni fa o le 41.000 di venti anni fa. Tre quarti dei decessi interessano bambini al di sotto dei cinque anni d'età.
2. Oggi, il 10% dei bambini che vivono in paesi in via di sviluppo muoiono prima di aver compiuto cinque anni. Anche in questo caso, il dato è migliorato rispetto al 28% di cinquanta anni fa.
3. Carestia e guerre causano solo il 10% dei decessi per fame, benchè queste siano le cause di cui si sente più spesso parlare. La maggior parte dei decessi per fame sono causati da malnutrizione cronica. I nuclei familiari semplicemente non riescono ad ottenere cibo sufficiente. Questo a sua volta è dovuto all'estrema povertà.
4. Oltre alla morte, la malnutrizione cronica causa indebolimento della vista, uno stato permanente di affaticamento che causa una bassa capacità di concentrarsi e lavorare, una crescita stentata ed un'estrema suscettibilità alle malattie. Le persone estremamente malnutrite non riescono a mantenere neanche le funzioni vitali basilari.
5. Si calcola che circa 800 milioni di persone nel mondo soffrano per fame e malnutrizione, circa 100 volte il numero di persone che effettivamente ne muoiono ogni anno.
6. Spesso, le popolazioni più povere necessitano di minime risorse per riuscire a coltivare sufficienti prodotti commestibili e diventare autosufficienti. Queste risorse possono essere: semi di buona qualità, attrezzi agricoli appropriati e l'accesso all'acqua. Minimi miglioramenti delle tecniche agricole e dei sistemi di conservazione dei cibi apportano ulteriore aiuto.
7. Numerosi esperti in questo campo, sono convinti che il modo migliore per alleviare la fame nel mondo sia l'istruzione. Le persone istruite riescono più facilmente ad uscire dal ciclo di povertà che causa la fame.
Fonti (divise in paragrafi):
1) Il Progetto contro la Fame nel Mondo, Nazioni Unite;
2) CARE;
3) Istituto per la promozione dello sviluppo e dell'alimentazione;
4) Programma mondiale per il cibo delle Nazioni Unite (WFP);
5) Organizzazione delle Nazione Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO);
6) Oxfam;
7) Fondo per l'infanzia delle Nazioni Unite (UNICEF)

Risoluzione del Parlamento europeo sulla giornata internazionale per l'eliminazione della povertà.

Adozione da parte del Parlamento europeo in data 23 ottobre. Il Parlamento si preoccupa della situazione di circa 52 milioni di cittadini europei che vivono al di sotto della soglia della povertà e sottolinea la necessità di adottare un programma di lotta contro la povertà che tenga conto dell'esperienza acquisita dall'Unione europea e di iscriverlo tra le sue priorità. Esso rileva che l'applicazione delle azioni prioritarie raccomandate dal Consiglio europeo di Essen in materia di occupazione offre una base che consente di sviluppare programmi nazionali che sono in grado di rispondere alle esigenze delle persone emarginate o escluse del mercato del lavoro. Esso invita gli Stati membri che hanno partecipato al vertice mondiale per lo sviluppo sociale, organizzato a Copenaghen nel marzo 1995, a rispettare gli impegni firmati in tale occasione. Esso è sconcertato dall'azione di taluni Stati membri, che ha comportato la sospensione del pagamento dei 12 milioni di ecu destinati alle persone socialmente escluse, agli anziani e ai poveri. Esso chiede inoltre all'Unione di adottare misure volte ad evitare l'aumento del numero delle donne che versano in condizioni di povertà.

Infine, esso approva la celebrazione del 17 ottobre come giornata mondiale per l'eliminazione della povertà e rende omaggio alle persone che si impegnano quotidianamente in questa lotta.[ GU C 347 del 18.11.1996 ]


MESSAGGIO DEL SEGRETARIO GENERALE DELLE NAZIONI UNITE

IN OCCASIONE DELLA GIORNATA INTERNAZIONALE PER L’ELIMINAZIONE DELLA POVERTA’ - 17 ottobre 2001

Kofi Annan avverte che milioni di persone in più saranno soggette alla povertà, a causa degli effetti economici a seguito degli eventi dell’ 11 settembre. Egli richiede un rinnovato impegno per il miglioramento delle condizioni dei diseredati, come sancito nella Dichiarazione del Millennio.
Poco più di un anno fa, gli Stati Membri delle Nazioni Unite si riunirono a New York, in occasione del Vertice del Millennio, per definire l’agenda del ventunesimo secolo, cioè un piano volto a raggiungere la libertà dalla paura, la libertà dal bisogno, la preservazione delle risorse del nostro pianeta e la riforma delle Nazioni Unite. Essi si impegnarono a liberare i propri popoli da "le abiette e disumane condizioni di estrema povertà, a cui sono attualmente soggetti oltre un miliardo di persone" e si imposero "di dimezzare, entro il 2015, la percentuale della popolazione mondiale il cui reddito è inferiore a un dollaro al giorno".
Poco più di un mese fa, i tragici eventi che sconvolsero l’umanità ci indussero a comprendere la necessità per la comunità internazionale di lavorare insieme, ancor più strettamente, allo scopo di far fronte alle complesse sfide del nostro tempo. Da allora, la nostra missione volta a combattere la povertà, migliorare le condizioni di vita degli essere umani ovunque e ridurre la loro vulnerabilità, è divenuta più importante ed urgente che mai. L’impatto della strage dell’11 settembre minaccia di riverberarsi sul mondo intero in modalità tali da rendere più vulnerabili alla povertà tanti altri milioni di esseri umani, rispetto a prima.
Oggi, oltre 1,2 miliardo di persone vive in estrema povertà. Come conseguenza degli attacchi dell’11 settembre, si prevede un significativo rallentamento dell’economia mondiale, rischiando di dipanare i progressi raggiunti così difficilmente nell’ambito dello sviluppo. La Banca Mondiale stima che, come risultato, 15 milioni di persone in più potrebbero trovarsi, l’anno prossimo, in condizioni di miseria. Gli effetti della caduta dei prezzi dei beni primari, la tensione politica, l’abbassamento dei prezzi del petrolio, la diminuzione degli investimenti, il calo degli introiti provenienti dal settore turistico, l’ascesa dei costi del commercio e i movimenti dei rifugiati incideranno sui meno abbienti.
Risulta evidente che sforzi addizionali saranno fondamentali se vogliamo raggiungere gli obiettivi preposti dalla Dichiarazione del Millennio. I Paesi devono avviare strategie più efficaci di riduzione della povertà, incentrate sugli Obiettivi dello Sviluppo del Millennio, con il sostegno della stessa comunità internazionale. La crescita deve essere incoraggiata ed i suoi benefici devono essere distribuiti più equamente. I Governi devono assicurarsi che le spese per l’istruzione e la salute giungano ai ceti più deboli. Deve essere anche migliorato l’accesso alla microfinanza. Le strategie di sviluppo devono focalizzarsi sulle aree rurali, in cui dimorano tre quarti dei poveri del mondo.
I partner della comunità internazionale devono agevolare un ambiente propizio allo sviluppo. Dobbiamo noi stessi garantire l’avvio, il prossimo mese, di nuovi negoziati in materia di commercio internazionale, incentrati sullo sviluppo. I flussi ufficiali di capitale devono incrementarsi, per compensare i più modesti flussi privati. Altresì, é necessaria una riduzione più significativa, più veloce e più incisiva del debito estero. Pertanto dobbiamo mobilitare la volontà politica necessaria per rendere la Conferenza Internazionale sul Finanziamento e lo Sviluppo del prossimo anno un vero successo.
Decidiamo in questa Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Povertà, di focalizzare la nostra attenzione sugli obiettivi che i Capi di Stato e di Governo del mondo si sono prefissati per il nuovo millennio. I Governi lavorarono insieme per offrirci la Dichiarazione del Millennio e quindi devono lavorare insieme per il bene dei più vulnerabili su questa terra, ossia per tradurre ciò in realtà.

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