6 gennaio 2011

Povertà, guerre e AIDS: esperienze orribili per la metà dei bambini della terra
Oltre la metà dei bambini della terra soffre pesanti privazioni a causa di povertà, conflitti e HIV/AIDS, fenomeni che negano l’infanzia ai bambini e bloccano lo sviluppo delle nazioni: a sottolinearlo è il rapporto annuale sulla condizione dell’infanzia nel mondo. “Ad oltre un miliardo di bambini – ha evidenziato Carol Bellamy, Direttore generale dell’UNICEF – è ancora negato il sano sviluppo promesso loro dalla Convenzione sui diritti dell’infanzia del 1989”. Il rapporto UNICEF ha inoltre evidenziato che l’incapacità dei governi d’essere all’altezza dei precetti della Convenzione produce sull’infanzia danni permanenti, traducendosi in un ostacolo al progresso dei diritti umani e dell’economia. Il rapporto è stato presentato a Londra, alla London School of Economics, e in contemporanea in tutto il mondo; in Italia, a Roma, presso la sala dell’Associazione Stampa Estera, si è svolta una conferenza stampa alla presenza del Presidente dell’UNICEF Italia Giovanni Micali. “Troppi governi adottano consapevolmente e deliberatamente decisioni che, nei fatti, arrecano gravi danni all’infanzia - ha affermato Carol Bellamy, presentando il rapporto UNICEF - La povertà non viene dal nulla; la guerra non è un evento spontaneo; l’AIDS non si diffonde per cause intrinseche: questi fenomeni sono conseguenza delle nostre scelte. Se la metà dei bambini del mondo cresce afflitta da fame e malattie, se le scuole sono divenute un bersaglio deliberato, se interi villaggi vengono spopolati dall’HIV/AIDS ciò significa che non abbiamo mantenuto le promesse fatte per l’infanzia”. Il rapporto dell’UNICEF è giunto alla conclusione che oltre la metà dei bambini dei paesi in via di sviluppo vede drasticamente negati uno o più beni e servizi essenziali per l’infanzia:
640 milioni di bambini non dispongono di alloggi adeguati
500 milioni di bambini non hanno accesso a servizi igienici di base
400 milioni di bambini non hanno accesso a fonti d’acqua sicura
300 milioni di bambini non hanno accesso all’informazione (TV, radio e stampa)
270 milioni di bambini non hanno accesso ai servizi sanitari
oltre 120 milioni di bambini (140 milioni secondo le stime dell’Università di Bristol), la maggior parte dei quali sono bambine, non sono mai andati a scuola
90 milioni di bambini soffrono di grave carenza di cibo.
Insieme al malgoverno, la povertà estrema è tra i fattori principali all’origine dei conflitti, soprattutto delle guerre civili, in cui fazioni armate competono per il controllo di risorse nazionali mal gestite: il rapporto mostra che 55 dei 59 conflitti armati svoltisi tra il 1990 e il 2003 hanno avuto luogo all’interno dei, piuttosto che tra i, paesi. L’impatto sull’infanzia è stato alto: secondo il rapporto, quasi la metà delle 3,6 milioni di persone morte in guerra dal 1990 a oggi sono bambini. E i bambini ormai sono divenuti un bersaglio deliberato, come drammaticamente dimostrato dall’attacco del settembre 2004 alla scuola di Beslan, nella Federazione Russa. Il rapporto evidenzia inoltre come centinaia di migliaia di bambini vengono tutt’oggi reclutati o rapiti per combattere come soldati; cadono vittime dello sfruttamento sessuale; vengono menomati dalle mine; sono costretti a commettere atrocità e a uccidere; spesso rimangono orfani a causa delle violenze; nel corso degli anni 90, quasi 20 milioni di bambini hanno dovuto abbandonare le proprie case a causa di conflitti armati. L’impatto della guerra sulle condizioni sanitarie complessive risulta catastrofico: in una guerra che dura in media 5 anni - evidenzia il rapporto - il tasso di mortalità 0-5 anni aumenta del 13%. E, dal momento che i conflitti aggravano condizioni di povertà pre-esistenti, divengono necessarie, a livello globale, maggiori attenzioni e investimenti nei processi di ricostruzione postbellica. L’impatto sull’infanzia dell’HIV/AIDS emerge in modo drammatico dal numero crescente di orfani dell’AIDS, oggi è pari a 15 milioni di bambini orfani in tutto il mondo. La morte di un genitore si ripercuote su ogni aspetto della vita del bambino, sottolinea il rapporto: dalla sfera emotiva all’incolumità fisica, dallo sviluppo cognitivo al generale stato di salute. Ma i bambini soffrono per gli effetti perniciosi dell’HIV/AIDS molto prima di rimanere orfani. Nelle famiglie colpite dall’HIV/AIDS, molti bambini - la maggior parte dei quali bambine – si vedono costretti ad abbandonare la scuola, per badare ai familiari malati o per lavorare, a causa delle difficoltà economiche causate dalla malattia dei familiari. In questo modo crescono i rischi di incorrere in lavori pericolosi o di cadere vittime di sfruttamento. L’HIV/AIDS non solo causa la morte dei genitori ma distrugge anche la rete di protezione sociale creata dagli adulti per i bambini: molti dei malati o delle persone morte di AIDS sono insegnanti, medici o altre figure da cui i bambini dipendono. E dal momento che l’incidenza dell’AIDS tende a crescere maggiormente nei gruppi già colpiti, una volta che gli adulti cominciano a morire le conseguenze complessive sui bambini sopravvissuti sono devastanti. A causa dell’intervallo di tempo tra il contagio da HIV e la morte per AIDS, la crisi continuerebbe a peggiorare per almeno i prossimi dieci anni, anche nell’ipotesi in cui la diffusione di nuovi contagi venisse immediatamente arrestata o cominciasse a diminuire: il rapporto UNICEF indica nel dettaglio le misure che gli Stati devono adottare per prevenire la diffusione dell’AIDS, per mantenere in vita gli adulti affetti da HIV e provvedere alla cura e al sostegno dei bambini già orfani.
La condizione dell’infanzia nel mondo afferma che colmare il divario tra il nostro ideale di infanzia e la realtà concretamente vissuta dalla metà dei bambini della terra è una questione di scelte. Per far ciò è necessario:Adottare un approccio allo sviluppo sociale ed economico fondato sui diritti umani, dedicando speciale attenzione alla condizione dei bambini più vulnerabili.
Perseguire politiche socialmente responsabili in tutte le sfere dello sviluppo, che tengano sempre presenti le esigenze dei bambini.
Aumentare l’investimento di donatori e governi sull’infanzia, con i bilanci nazionali valutati e analizzati in base al loro impatto sull’infanzia.
Impegnare singoli individui, famiglie, settore privato e comunità per migliorare la vita dei bambini e utilizzare le proprie risorse per promuovere e proteggere i diritti dell’infanzia.
“L’approvazione della Convenzione sui diritti dell’infanzia è stato il momento in cui, a livello globale, si è affermato con chiarezza che il progresso umano può essere conseguito solo quando ogni bambino gode di un’infanzia sana e protetta - ha affermato il Direttore generale dell’UNICEF - Ma la qualità della vita di un bambino dipende dalle decisioni che quotidianamente adottiamo in seno alla famiglia, nelle nostre comunità e nelle stanze del governo; decisioni che dobbiamo assumere in modo saggio e con sempre a mente il superiore interesse del bambino. Se non riusciremo a rendere l’infanzia sicura, falliremo anche nel conseguire obiettivi più vasti di portata globale, riguardanti i diritti umani e lo sviluppo economico. Se l’infanzia progredisce, progrediscono anche le nazioni”.

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